Quando nel 1978 inserii, nei possibili regali per il diploma superiore, un cucciolo di pastore tedesco, a tutto pensavo meno che a un allevamento cinofilo.
Eppure, probabilmente, il detto che il sangue non è acqua trovava conferma in quello che poi successe.

Mio nonno paterno originario dell’Oltrepo Pavese, ex bersagliere, accompagnava all’attività di muratore, spesso curata in modo approssimativo, quella di addestratore di cani da tartufi in cui poteva mettere tutta la propria abilità che, unita all’esperienza di una vita, gli fece ottenere fama e notorietà in tutto il pavese.
Non si fece mai pubblicità esasperata e non ricercò mai il pregio del cane di razza, limitandosi a utilizzare i soggetti che trovò sulla sua strada, curandoli, amandoli, senza esitare a dividere il poco cibo che aveva con loro. Anni grami, poche risorse, eppure l’amore per gli spazi infiniti dei suoi boschi e per la ricerca, più o meno fruttifera, dei pregiati tuberi, ne hanno determinato quel sodalizio, con i propri cani, che rasenta la leggenda.

Ho vissuto queste storie sin da bambino e, spesso di notte, mi addormentavo con i ricordi dei racconti narrati, ad esempio quella volta in cui si tolse la cintura, una corda, per fare un guinzaglio per portare a casa un cucciolo randagio, oppure quella volta della scoperta del tubero più grosso sotto l’albero dei tartufi e di come lavorò Elsa, o i tre alani blu della contessa Branca e Laica e Kim e quanti altri. Queste storie intrise dei rumori e degli odori, della vecchia casa rurale, rimangono indelebili nella memoria di un bambino e “Zanna Bianca” diventa un eroe, un mito, un sogno.

E poi … si cresce.
Quando la Kira del Duca di Mantova entrò a far parte della famiglia il pensiero non correva così lontano da prevederlo l’inizio di un allevamento.
Poi la prima cucciolata, la scelta di un cucciolo da tenere, le prime mostre, l’incontro del circuito SAS, e soprattutto gli anni passati con Bruno Morellini (“Il Condor”) a preparare e a presentare soggetti in tutte le manifestazioni e a discutere sempre della dottrina del Dott. Gorrieri .
E così un po’ per gioco e un po’ per passione il 26 Giugno 1995 nacque l’affisso “Della Corte Fiorita”.

Un unico motto a indicarne la strada:
“ costruisci un buon cane, cerca di plasmarne le forme, mettigli in testa qualcosa in più del dubbio, poi …. tiragli fuori tutto il cuore del mondo”

Massimo Brocchetta