
Nel destino di ogni bambino è scritto l’incontro con un piccolo essere, un cucciolo o un animaletto. A volte, il pensiero, resta annidato nel labirinto del cervello, come un tarlo, pronto a ricomparire quando meno te lo aspetti. Eppure il ricordo si ripresenta, portando gioia o tristezza, comunque bagaglio della vita che scorre.
Non sempre le situazioni permettono di soddisfare quel piacere recondito legato al possesso e alla compagnia di un animale.
Eppure, a volte, le situazioni possono essere un tantino deviate e manipolate. La costanza, la voglia, la sconsideratezza sono strumenti potenti e in grado di ottenere l’impossibile.
Ed ecco …… il sogno si può realizzare, materializzare.
Quel giorno la felicità di aver ottenuto il permesso per portare a casa un cagnolino mi riempiva di tanta di quella gioia che a stento riuscivo a darmi un contegno evitando di entrare nel negozio di animali come un treno sbraitando voglio quello o quell’altro.
Ovviamente il summit famigliare aveva raggiunto l’accordo per un cane di piccola taglia, tipo volpino, nel tentativo di riavere un soggetto più o meno uguale a quello che c’era quella volta sai? Sì l’abbiamo sempre avuto in campagna, bravo a prendere i topi, indipendente e con l’aria furba …. Poi il ricordo svaniva nella notte dei tempi.
Bene e ora a noi …. acquistai un simil volpino, di circa un anno o giù di lì, consigliato dal negoziante che non smetteva di elogiarne pregi e virtù: dimenticando, però , di informare su un unico probabilmente trascurabile difetto, che avrei peraltro appreso personalmente entro brevissimo tempo.
Tutto contento rientrai a casa, la strada da Reggio Emilia a Novellara mi sembrava non dovesse mai finire. Non vedevo l’ora di poter presentare a tutti il nuovo amico, giocare con lui nel giardino e fare progetti per il futuro: forse potevo addestrarlo per la ricerca dei tartufi o chissà per cosa altro.
Ora che il nostro giardino fosse recintato era una realtà. Che tale recinzione fosse sufficiente a tenere al di fuori il mondo era una certezza. Ben altra cosa era la possibilità che la recinzione tenesse dentro un salta fossi alto 20 centimetri simil volpino e per di più con pelo rosso.
Arrivai in cortile, chiamai a raccolta la truppa famigliare e feci scendere dalla macchina il fenomeno.
Credo che qualcuno della pattuglia presente in giardino, ma magari meno pronto di intuito, non sia neanche riuscito a vederlo: “veni, vidi, vici” frase storica sostituita da “sceso, scattato, sparito”.
Un lampo! Una saetta! Scese dalla macchina, scattò verso la recinzione, passò dalle inferiate larghe 10 centimetri senza sfiorarle, attraversò la strada, previa verifica a destra e a sinistra, e poi … Flash Gordon gli faceva una pippa, era un super eroe immobile suo confronto: sparito (mi rimane il dubbio che 40 minuti più tardi sia rientrato nel negozio del venditore di animali che, certo del fatto, gli aveva anche lasciata aperta la porta del negozio e preparata la ciottola per la cena ).
Vi lascio immaginare la mia costernazione peraltro, amplificata dai commenti della pattuglia presente nella quale si annidava il sapiente di turno che doveva per forza rincarare con un “te l’avevo detto io”.
Il ma vaffan … nasceva spontaneo, eppure la mia prontezza nel cercare di gestire il momento quasi quasi mi stupì: bè sentenziai era inevitabile che un cane così piccolo a lungo andare ci avrebbe creato problemi. Senz’altro un cane grande sarebbe stato molto più affidabile e ve lo dimostrerò.
Senza lasciare tempo sufficiente a nessuna replica, mi recai in un allevamento di pastori tedeschi, parlai con l’allevatore che avevo già conosciuto in occasione di una mostra amatoriale, vidi la goffaggine dei cuccioli di 60 giorni (senz’altro impossibilitati a passare attraverso la mia recinzione) e poi … vidi la madre: il passo austero e regale, lo splendido corpo che, seppur segnato dalla recente gravidanza, lasciava trasparire potenza ed eleganza, la superba testa con gli occhi vigili ma non preoccupati, attenta a tutto quello che succedeva attorno e quasi compiaciuta per l’interesse che mostravamo per i sui cuccioli. Tollerante, verso gli stessi, che le si attaccavano, alle mammelle, per una ciucciata di latte.
Ma soprattutto l’attenzione che mostrava verso il padrone e la voglia che la portava a cercarne il contatto.
Non troppo sopra e non troppo sotto nel suo essere, nel suo atteggiamento, ogni movimento sembrava dedito a uno scopo ben preciso: far piacere al proprio padrone, dimostrargli quanto fosse importante, concedergli tutta se stessa.
Nel 1975 portai a casa la Kira di 60 giorni, mise al mondo tre cucciolate, dal 1983 riposa sotto la grande noce. Fu l’inizio del mio allevamento. Di fianco a lei sono sepolti altri soggetti segno tangibile del trascorrere degli anni e l’inevitabilità degli eventi.
Eppure , ancora adesso, nei giorni d’autunno a lei particolarmente graditi, quando i primi venti freddi attraversano i rami della grande noce liberando i propri lamenti, presagio dell’inverno che arriva, la sento e la vedo correre a testa alta forte con quel passo potente e veloce, sicura, bella , elegante e impareggiabile compagna di vita.