Il mio primo maschio di Pastore Tedesco, nato a casa mia. Sette fratelli che l’amico Romeo insistette perché venissero consegnati alle forze specialistiche della Polizia di Stato. Scelsi Boss tra di loro e il giorno del ritiro della cucciolata, lo portai con me al lavoro in negozio, nella macelleria. Non avevo il coraggio di vederli partire, la prima cucciolata, era triste separarsene.
Diventammo subito inseparabili. Era un bel cane, bel colore nero con focature rosse intense, testa forte, massiccio, praticamente instancabile: era senz’altro un “Boss”.
Vivevamo in una villetta con due appartamenti, al piano superiore avevamo la sala da pranzo, la porta di ingresso era protetta da una struttura a vetri con porta esterna , Boss aveva imparato ad aprirla e, per una questione meccanico logistica, quando era chiusa suonava il campanello. Il gioco era quello di appoggiarsi alla maniglia della porta e, in angolo, al muro dove la zampa cadeva a pennello sul campanello di ingresso. Era un cane tranquillo e socievole, per nulla timoroso degli estranei che riceveva, in cortile, con soddisfazione e senza scherzi. Un giorno arrivò Morellini, nostro fornitore di elettrodomestici, scese dal furgone prese un grosso televisore e salì la scala esterna, Boss lo anticipò, suonò il campanello, nell’aprire la porta, poi si spostò nell’atrio permettendogli di entrare e appoggiare il voluminoso peso.
Certo che, entrando in casa proveniente dal cortile, spesso aveva le zampe sporche e vi lascio immaginare la reazione della nonna, assoluta padrona di casa e sempre con uno straccio per pulire in mano.
Nell’atrio avevamo un grande tappeto che copriva parte del pavimento del corridoio e, col tempo, gli insegnai a fermarsi, li sopra, per permettermi di pulirgli le zampe.
Un giorno venne a casa nostra un rappresentante di aspira polveri, venne fatto accomodare in sala da pranzo, il Boss rimase fuori con un certo disappunto, il personaggio, per accattivarsi il favore dei presenti, non mancò di fare i complimenti al cane fingendosi anche interessato alla razza e al fatto che proveniva da un ottimo allevamento. Ovviamente anche lui aveva un cane eccezionale, con attitudini fenomenali mi disse: pensi che quando gli devo dare da mangiare mi scodinzola e mi aspetta fermo senza muoversi. Mi dimostrai sbalordito da tale dimostrazione attitudinale e gli dissi che era un padrone veramente fortunato. In quel momento sentii suonare il campanello alla porta, sapevo che era Boss in quanto il suo suono non era il solito dling dlang ma, il dling avveniva subito all’appoggio della zampa al campanello, il dlang arrivava dopo un po’ di tempo quando decideva di scendere dall’appoggio. Non mi mossi e il rappresentante mi segnalò che avevano suonato alla porta e forse non avevo sentito.
Gli dissi che era il Boss che voleva entrare. L’occhiata che mi lanciò era indecisa tra lo scettico e il sarcastico quasi a voler dire “ e sì … adesso poi … raccontala a un altro”. Non volendo lasciarlo in cotanto dubbio, andai ad aprire la porta, salutai “ciao Boss” che entrò, sapendo che si sarebbe fermato sul tappeto, per farsi pulire le zampe, non mi fermai, apposta, e entrai in sala. Il Boss, fermo immobile sul tappeto, guaì leggermente, allora guardai il rappresentante e con espressione di scusa e gli dissi “ mi scusi mi chiama per pulirgli i piedi prima di entrare sa non si compatisce di lasciare impronte sul pavimento che potrebbero dispiacere alla nonna. Vengo Boss ti pulisco subito”. Uscii dalla sala lasciando interdetto il personaggio. Al rientro con il Boss, in sala, rincarai la dose “ oggi Boss hai guaito e ti ho risposto, la prossima volta se non mi chiami per nome non ti faccio entrare”.
Non so perchè ma non rividi più quel rappresentante anche se mi riferirono che girava ancora con quel prodotto.
Forse ebbe qualche dubbio sulla situazione mentale della famiglia e del cane …. ooooh …. Per così poco.